Notizie non positive per quanto concerne il mercato immobiliare non residenziale, dove si registra un calo degli investimenti. Dopo la forte ripresa post crisi e una fase di assestamento c’è stato un sensibile abbassamento degli investimenti nel settore.
Stando ai dati forniti da Cushman & Wakefield e da Cbre la domanda degli investitori resta comunque elevata, per quanto concerne il mercato immobiliare non residenziale, preparando una seconda parte dell’anno più dinamica.
Mercato immobiliare non residenziale: ecco i dati
Se il volume degli investimenti nel mercato immobiliare nel 2017 ha superato il record storico registrato nel 2007, con oltre 11,3 miliardi di euro considerando tutti i settori ad esclusione del residenziale, i dati del primo semestre 2018 esprimono invece un trend diverso, registrando circa 3,3 miliardi, con una diminuzione del 40% circa rispetto allo stesso periodo del 2017, che tuttavia aveva raggiunto un volume superiore più del doppio rispetto alla media degli ultimi dieci anni, secondo i dati forniti da Cushman & Wakefield.
Nei primi sei mesi del 2018 nuovi elementi di incertezza, legati anche alla situazione politica ed economica italiana, hanno contribuito a rallentare la crescita sostenuta del volume degli investimenti immobiliari che proseguiva da ormai cinque anni. La domanda si conferma elevata, ma è più cauta rispetto al passato.
Stando a quanto riportato da “Il sole 24 ore” il mercato immobiliare italiano chiude il primo semestre del 2018 con un valore di investimenti complessivi pari a circa 3,3 miliardi di euro, un dato in calo del 44% rispetto allo stesso periodo del 2017.
La diminuzione dei volumi si riferisce prevalentemente al settore direzionale che da segnare un pesante -58% ed è riconducibile ad una combinazione di cause diverse, ma principalmente alla carenza di prodotto in linea con gli standard internazionali, risultato della limitata attività di sviluppo e riqualificazione negli ultimi anni.
Uffici e retail si confermano i settori dominanti in termini di volumi transati circa 35% ciascuno, seguiti dalla logistica con il 12% e dal settore alberghiero che rappresenta circa il 10%.