Decreto Crescita: ora anche AirBnb deve mettersi in regola!
Riceverà nei prossimi giorni il via libera dal Parlamento il tanto atteso Decreto Crescita, che andrà a introdurre molte novità dal punto di vista del Fisco Immobiliare.
In particolare, le novità introdotte riguardano:
- Cancellazione dell’obbligo di comunicazione della proroga del regime della cedolare secca
- Introduzione di una banca dati pubblica per locazioni brevi
- La normativa per chi paga imposte su affitti non percepiti
- La dichiarazione dell’Imu per alcuni casi
- L’Imu sui fabbricati delle imprese
Andiamo ad analizzare nel dettaglio questi 5 punti.
Cedolare Secca
L’articolo 3-bis del Decreto Crescita parla di “Soppressione dell’obbligo di comunicazione della proroga del regime della cedolare secca”.
Il tacito assenso della continuazione del regime anche in caso di mancata comunicazione era stato già introdotto nel 2016 da un’apposita normativa.
Ora viene cancellata anche la norma che prevede sanzioni dai 50 ai 100 euro per chi non comunica la continuazione del regime in atto.
Banca Dati per Immobili in Affitto a Breve
Come avviene già in alcune regioni come Lombardia e Sardegna, è prevista la creazione per quanto riguarda l’intero panorama nazionale di una banca dati pubblica per tutti gli immobili destinati ad un’attività di locazione breve.
Ogni struttura o casa locata a breve dovrà essere dotata di un codice identificativo da usare in ogni sua promozione, sia per quanto riguarda gli agenti immobiliari sia online.
Aspre critiche da parte dei locatori, ma per chi non si adegua sono previste multe da 500 a 5mila euro che possono raddoppiare in caso di reiterazione.
Sempre per gli affitti brevi è previsto che il codice identificativo di ogni immobile sarà fornito all’Agenzia delle Entrate direttamente dal Ministero dell’interno per controllare il pagamento delle imposte.
A quel punto, il tutto verrà notificato ai comuni che avranno il compito di verificare che l’imposta di soggiorno sia stata correttamente versata.
Per quanto riguarda il tema Airbnb, scatta la responsabilità in solido per chi non paga la ritenuta fiscale su affitti brevi da parte dei soggetti residenti in Italia.
Verrà quindi rafforzata la cd. Tassa Airbnb, che obbliga i locatori che utilizzano portali di intermediazione come proprio Airbnb di pagare la ritenuta del 21% sugli affitti brevi (cioè inferiori a 30 giorni).
Non ci saranno grossi cambiamenti per i turisti, che andranno a pagare poco di più sulla casa vacanza.
La vera differenza sarà per i locatori che non versavano la ritenuta d’imposta allo Stato, da oggi dovranno versare il 21% su quanto percepito.
Imposte su Canoni di Locazione Non Percepiti
Modificato inoltre l’articolo 26 del Tuir che tassa i “redditi fondiari” in base alla “maturazione” e nel alla “effettiva percezione”.
Secondo la normativa odierna i possessori di immobili locati pagano le imposte sui canoni di locazione anche in caso di morosità dell’inquilino.
Il locatore quindi ad oggi paga le imposte previste sul canone di locazione anche se non è effettivamente percepito fino a quando un procedimento giurisdizionale convalida lo sfratto per morosità dell’ormai ex locatario.
A quel punto il locatore matura come credito d’imposta l’importo dato dalla somma delle imposte sui canoni pagate quando i canoni non erano stati effettivamente percepiti per la morosità dell’inquilino.
Questa regola sarà ancora in vigore fino al 1° Gennaio 2020, quando i contratti stipulati in seguito a questa data non dovranno più sottostare a questa normativa.
Dal 2020 infatti, il locatore non è più tenuto a versare le imposte sui canoni non percepiti, a patto che la mancata percezione sia certificata dallo sfratto per morosità o dall’ingiunzione di pagamento.
Detrazione interessi del mutuo
Quando è possibile detrarre gli interessi passivi del mutuo?
Gli interessi passivi del mutuo per l’acquisto di un’abitazione sono detraibili al 19% (con un limite di 4mila euro annui) per chi acquista l’immobile l’anno precedente o quello successivo all’acquisto dell’abitazione e la adibisce a residenza principale entro un anno dell’acquisto della stessa.
Se viene a mancare una delle due condizioni citate qui sopra, si va a perdere il diritto di detrarre gli interessi passivi di un mutuo.
Termine Dichiarazione IMU
Slitta al 31 Dicembre il termine per presentare la dichiarazione Imu, ad oggi fissato al 30 Giugno.
Viene eliminato inoltre l’obbligo di presentare la dichiarazione Imu per chi beneficia (o vuole/può beneficiare) della riduzione del 50% su Imu e Tasi, sulle case date in affitto gratuito a figli o genitori.
Si possono avvalere dell’eliminazione dell’obbligo di effettuare la dichiarazione dell’Imu per le case che sono state affittate a canone concordato.
Questi contratti, che prevedono uno sconto del 25% su Imu e Tasi, sono già esenti in realtà dall’obbligo di dichiarazione.
Imu su Fabbricati di Imprese
Il Decreto Crescita prevede inoltre la deducibilità dell’Imu sui fabbricati appartenenti alle imprese, come i capannoni.
La deducibilità non è però totale fin da subito ma lo sarà solo a partire dal 2023.
Fino al 2023 la percentuale di Imu deducibile aumenterà gradualmente dal 50% fino al 100%.
L’aliquota deducibile è ad oggi (2019) del 50%, passerà al 60% nel 2020, al 70% nel 2022 fino ad essere totalmente deducibile nel 2023.